L’Overshoot Day, misura indicativa del superamento dei limiti ambientali, è la data simbolica in cui la domanda di risorse dell’umanità oltrepassa, in quantità, quelle che la Terra può spontaneamente rigenerare. L’iniziativa è stata lanciata nel 2006 dal Global Footprint Network, un’organizzazione internazionale di ricerca ambientale.
La data cade ogni anno qualche giorno prima di quella dell’anno precedente ed è ottenuta calcolando il numero di giorni in cui la capacità per il Pianeta di rigenerare le risorse naturali è sufficiente a sostenere l’impronta ecologica della popolazione mondiale, ossia la domanda delle risorse stesse.
Nel 2017, l’Earth Overshoot Day è caduto il 2 agosto. Questo vuol dire che dal 2 agosto abbiamo esaurito le risorse rinnovabili prodotte dal Pianeta e, nel corso dei mesi successivi, fino al 31 dicembre, abbiamo vissuto “a debito”, consumando risorse precedentemente accumulate.
Per l’Italia l’Overshoot Day del 2018 è già arrivato, ed è stato lo scorso 24 maggio: si calcola che per soddisfare il fabbisogno di consumo dell’intera popolazione mondiale servirebbero 1,7 pianeti, ma se tutti consumassero come gli italiani ce ne vorrebbero 2,5.Il Wwf chiarisce che “oggi meno di un quarto della superficie delle terre emerse resta libero da sostanziali impatti umani: solo gli ambienti di zone umide hanno subito una perdita dell’87% negli ultimi 300 anni e del 54% dal 1900. Il degrado dei suoli mondiali sta deteriorando completamente il benessere di almeno 3,2 miliardi di esseri umani”.La “perdita di biodiversità e dei servizi ecosistemici che ne deriva viene stimata in oltre il 10 per cento del prodotto mondiale lordo. In Italia il consumo di suolo ha fatto sì che circa 23.000 chilometri quadrati del territorio nazionale siano ormai persi con i loro rispettivi servizi ecosistemici, e che si sia passati dal 2,7 per cento di suolo consumato negli anni ‘50 al 7 per cento nel 2016. In Italia si sta trasformando suolo con una velocità che viene stimata in 3 metri cubi al secondo”.
Quella italiana non è la situazione più estrema. Negli Stati Uniti, per esempio, l’Overshoot day è caduto il 15 marzo, con un fabbisogno pari a quasi 5 Pianeti, ma anche l’Overshoot francese e tedesco cade prima del nostro, rispettivamente il 2 e il 5 maggio.
Anche i Paesi del nord Europa hanno un overshoot molto anticipato rispetto a quello italiano: il 4 aprile la Svezia, l’11 la Finlandia, il 12 la Norvegia. Probabilmente questi dati sono dovuti al fatto che il clima locale costringe la popolazione a mantenere consumi energetici molto alti rispetto alle risorse che sono in grado di produrre.
I dati forniti dal Global Footprint sono alla base del calcolo dell’Overshoot day. Anche se non condivisi da tutti, essi forniscono informazioni molto importanti: tra i problemi per il futuro noncompaiono solo il riscaldamento globale o la perdita di biodiversità e l’inquinamento, ma anche il rischio di esaurimento delle risorse naturali che risultano insufficienti rispetto alla domanda della popolazione mondiale, considerando gli attuali tassi di crescita demografica e l’aspirazione ad un consumo di risorse in costante crescita.
Sia l’impronta ecologica che la biocapacità vengono calcolate in ettari globaliprocapite: in pratica viene calcolata la superficie necessaria per fornire ad una persona tutto quello di cui ha bisogno per vivere (cibo, legna, fibre, infrastrutture, piante per assorbire la quantità di CO2 che emettiamo).
Ad oggi, l’impronta ecologica italiana è di 4,3 ettari globali, una media decisamente superiore rispetto a quella di molti Paesi dell’area mediterranea. Questo dato è fondamentalmente dovuto al consumo di cibo poco sostenibile e all’impatto dei trasporti.
La Banca Mondiale ha calcolato che attualmente circa 1.8 miliardi di persone fanno parte della classe media (con un reddito giornaliero compreso tra 10 e 100 dollari al giorno), ma tra vent’anni saranno 4.8 miliardi: tre miliardi di persone in più con legittime aspirazioni a possedere automobili, consumare energia, alimentarsi secondo modelli paragonabili a quelli del nord del mondo.
Si tratta di una sfida molto complessa che richiede un grande impegno da parte della governance mondiale, in termini di investimenti in economia circolare e nuovi sviluppi tecnologici. E’ da sottolineare positivamente il fatto che l’Unione Europea si stia muovendo in modo concreto.
Il 24 maggio, la Commissione Europea ha presentato un suo primo pacchetto normativo sulla finanza sostenibile, in linea con quanto annunciato nell’Action plan presentato l’8 marzo che a sua volta discendeva dal rapporto dell’High-Level Expert Group on Sustainable Finance pubblicato in gennaio.
La Commissione ha lavorato per rendere coerente il Capital Markets Union entro la metà del 2019. Le proposte presentate il 24 maggio e quelle che seguiranno a fine mese dovranno essere sottoposte al Parlamento europeo prima delle elezioni del 2019.
Le proposte già presentate si riferiscono principalmente a:
– la “tassonomia”, cioè criteri armonizzati per stabilire se un’attività economica è ecosostenibile;
– gli obblighi degli investitori e gli adempimenti informativi;
– gli indici per investimenti a basso impatto di carbonio.
“Vivere secondo le capacita del nostro pianeta di sostenerci – sostieneWackernagel, co-fondatore del Global Footprint Network. – è tecnologicamente possibile, economicamente vantaggioso ed è la nostra unica possibilità per un futuro più florido. Costruire un futuro sostenibile per tutti deve essere la nostra priorità”. Poi, si dovrebbe fortemente intervenire sulle voci che più pesano sul bilancio ambientale annuale: dieta, trasporti, energia. Dovremmo limitare il consumo di prodotti di derivazione animale e preferire quelli di cui conosciamo l’origine. Camminare a piedi se il percorso da fare è breve. Installare le rinnovabili, o scegliere un operatore che possa garantire che l’energia che usiamo quotidianamente provenga da fonti rinnovabili.
Insomma adottare quegli stili di vita e modificare quei modelli di produzione e consumo che Papa Francesco ha indicato nella Laudato Sì e che FOCSIV ha esemplificato nella Guida per le eco-parrocchie (link alla guida). Ancora una volta stà a noi darci una mossa!