Patto storico sul tema dell’immigrazione: 164 paesi hanno firmato il Global Compact, il documento promosso dalle Nazioni Unite per fissare le linee guida sulle politiche migratorie. Come annunciato alla fine dello scorso mese di novembre l’Italia si è sfilata portando la discussione e la decisione finale sulla firma del Global Compact nelle aule parlamentari.
Un accordo a cui si lavorava da più di due anni e che non impone nessun vincolo ai singoli Stati, ma che vuole essere una sorta di filo conduttore per le azioni dei governi dei paesi partecipanti in materia di immigrazione. La firma è arrivata in Marocco a Marrakech in una giornata speciale, il 10 dicembre. Il giorno del settantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, a rimarcare ancor di più il traguardo raggiunto dall’ONU.
La decisione dei vertici del Governo di sfilarsi dall’accordo sul Global Compact a pochi metri dal traguardo, oltre a provocare fibrillazioni tra la Lega e il M5S, ha spinto il mondo del volontariato e delle associazioni a chiedere di valutare meglio la presa di posizione assunta dall’Italia di fronte alle Nazioni Unite. Lo stop al dietrofront sulla firma dell’accordo è arrivata anche dalla rete delle Ong AOI che hanno scritto ai vertici del Governo ribadendo il sostegno al documento definito un’opportunità unica per gli Stati per un quadro di riferimento comune in materia di migrazioni, che permetta agli Stati di cooperare.
Il tutto mentre i volontari, le parrocchie e la società civile sono già alle prese con i primi effetti del Decreto Sicurezza voluto dal ministro dell’Interno Matteo Salvini: secondo il responsabile Immigrazione di Caritas Italia sono circa 4mila i migranti che rischiano di restare senza accoglienza. Migliaia di migranti, che fino a pochi giorni fa beneficiavano della protezione umanitaria, non potranno più far parte dei progetti Sprar. E così in questo momento di confusione ed incertezza a trovare soluzioni alternative sono parrocchie e associazioni di volontariato.